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FONTANONI
ANTONIO
RIFIUTA
IL PREMIO PASQUALE ROTONDI
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Da
"il Resto del Carlino" -
URBINO E MONTEFELTRO –
domenica 23 aprile 2017 -
Premio Rotondi ai salvatori dell’arte
– Pag.16
… L’organizzazione
del Premio comunica «su sua richiesta, l’estraneità del prof.
Antonio Fontanoni quale collaboratore alla pubblicazione degli
album-/libri fotografici realizzati dal gruppo L’Arca
di carta, assegnatario
del Premio Rotondi – sezione Marche 2015. La sua opera di
digitalizzazione di negativi su pellicola è avvenuta, si legge in una
sua precisazione mandata alla giuria, "in maniera autonoma e
disinteressata"».
CHIARIMENTI
– Il
Premio Rotondi, assegnatomi a sorpresa quale collaboratore nel Gruppo
"Arca di carta" guidato da S.T., è stato un incredibile
intrico. Da oltre un anno compaiono nelle pagine Internet, a mio nome,
le motivazioni del premio. Queste
non fanno riferimento al fotografo del Novecento Francesco Fabbri e
alla digitalizzazione di suoi negativi su pellicola (ora 52.000) già
avviata da me nel 2004, ma a un generico "Pozzo di memoria".
Nel 2010 avevo raggiunto i 37.000
fotogrammi ( lo riporta la rivista
"Qui Scorbera"- Pro-Loco - agosto 2010 - pag.9 ).
Nello stesso 2010, il Gruppo, "Arca di carta", diede inizio
alla stampa di libri fotografici usando essenzialmente le mie
digitalizzazioni senza alcun altro rapporto. Avuto l’annuncio di
essere fra i premiati pensai a una svista, a un errore. Così ripetei
la mia estraneità ricevendo un’unica risposta: "…ci
mancherebbe! senza di te non avremmo realizzato niente!".
Inascoltato non partecipai alla cerimonia ( 7/5/2016).
Ora porto a conoscenza di aver
respinto ufficialmente il Premio Rotondi. Una difficile decisione (se
non altro per il disturbo alla organizzazione del Premio).
Accettarlo, però, sarebbe stato come
dichiarare che il mio lavoro era avvenuto, da volontario, nel Gruppo e
per il Gruppo: tutte le mie digitalizzazioni sarebbero state a
disposizione dell’"Arca di carta".
Dal 2010 al 2015 fui
molto impegnato per un mio libro Testimone
predestinato e prestai
pochissima attenzione all’uso che ne faceva il Gruppo delle mie
digitalizzazioni. Mi fidai.
Il cattivo risveglio lo ebbi, più che per il Premio Rotondi, dallo
scritto sul frontespizio dell’ultimo libro dell’"Arca di
carta", uscito subito dopo la premiazione.
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PREOCCUPAZIONE
Se tornassi a
13 anni fa, i negativi, per la loro protezione, rimarrebbero negli
scatoloni, nelle borse di plastica, tra la polvere e le
ragnatele. Questi, al momento, sono puliti, incasellati,
catalogati e protetti. I negativi che ho digitalizzato (il 95% del
totale) sono molto facili da stampare su carta, divulgarli su Internet
ma anche disperderli. Il dubbio che ora mi assilla: da
salvatore sono diventato il dissipatore di negativi del fotografo del
Novecento F. Fabbri e di suo figlio Valentino? Nel libro
fotografico dal titolo "Oggi
sposi 2", ultimo volume
edito dal Gruppo "Arca di carta", sul frontespizio compare
la scritta: "Prestigioso
riconoscimento al nostro lavoro - Ci è stato assegnato il Premio
Rotondi… E’ un riconoscimento che vogliamo condividere con tutti i
cittadini sassocorvaresi che con le foto di famiglia contribuiscono a
far crescere sempre più la consistenza dell’Archivio Fotografico
Francesco Fabbri, la cui opera professionale, altamente meritoria e
fondamento di questo successo, trova ora un apprezzamento
straordinario. Adesso l’Archivio Fotografico Francesco Fabbri può
fregiarsi di diritto del titolo di "Arca… di
carta"!!".
Francesco Fabbri non era un
collezionista di fotografie su carta (ampliabile all’infinito) ma un
professionista tenuto, per legge, a organizzare l’archivio dei
propri negativi in ordine cronologico.
In nessuna pubblicazione del Gruppo è
indicato che l’archivio è di negativi fotografici su pellicola 6X6
e lastre di vetro e che la possibilità di accedervi è merito delle
digitalizzazioni di Fontanoni.
In tutti i frontespizi dei loro
libri è invece riportato: "Antonio
Fontanoni – digitalizzazione dei negativi".
Come se la mia opera si fosse limitata a ogni loro volume e non all’intero
archivio da dove hanno potuto scegliere immagini in piena libertà.
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l
Mi sbalordisce: "…i
…sassocorvaresi…con le foto di famiglia contribuiscono a far crescere
sempre più… …l’Archivio Francesco Fabbri…".
I fotogrammi che ho digitalizzato sono la
testimonianza degli scatti delle macchine fotografiche fatti in studio o
all’aperto da Fabbri. Ogni negativo è come se portasse la sua firma e l’intera
raccolta è il frutto del suo lavoro di fotografo. Pertanto, se fosse l’autore
delle fotografie cosiddette "di famiglia", nel suo archivio ci
dovrebbero essere i negativi. Se così non fosse sorgerebbe il dubbio sull’origine
delle stesse.
Sulle copertine e i frontespizi dei libri
dell’"Arca di carta" è scritto: Archivio
fotografico Francesco Fabbri Sassocorvaro.
L’intitolazione onora la persona ma ne sminuisce l’opera
professionale. Avrebbero dovuto scrivere: Fotografie
essenzialmente attinte dall’archivio di oltre 50.000 negativi su
pellicola 6X6 e lastre di vetro del fotografo Francesco Fabbri
digitalizzati disinteressatamente da A. Fontanoni.
Quando si formò il Gruppo, "L’Arca
di carta", l’ 80% dei negativi del vero archivio di Francesco
Fabbri lo avevo catalogato, sistemato e digitalizzato. A parole, il merito
della mia solitaria e personale impresa, che inizialmente ritenevo
impossibile, mi è stato sempre riconosciuto. Nei loro scritti, invece,
non esiste traccia di quanto ho fatto.
Nelle loro pubblicazioni (come se non si
rendessero conto del valore dell’unicità dell’archivio di Francesco
Fabbri) hanno stampato, di questo, oltre 2.000 fotografie, forse le
migliori, ma senza il loro numero di collocazione d’archivio. Così, le
immagini dell’autore certo, sono divulgate nei libri dell’"Arca
di carta", come anonime fra altre anonime e senza un Copyright che le
possa proteggere. Le stesse 2.000 e più fotografie, per riassegnarle a
Francesco Fabbri, come autore certo, si dovrebbe, di ognuna, rintracciarne
il negativo nell’archivio fra gli oltre cinquantamila. Operazione
impossibile e inutile: nei libri divulgati resterebbe tutto immutato.
Mi tormenta il danno che è stato
procurato all’opera del fotografo del Novecento Francesco Fabbri
attraverso l’uso disgregante delle mie digitalizzazioni.
Malgrado la grave ferita, l’unico e
vero archivio fotografico di Francesco Fabbri, al di là della sua
professionalità, è quello dei negativi che per la sua unicità e
autenticità ha un valore per il territorio e come tale non deve essere
dissipato ma trattato con cura e rispetto.
Antonio Fontanoni
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APPROFONDIMENTO E
DOCUMENTAZIONE
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Dopo infiniti tentativi iniziai la
digitalizzazione dei negativi. Nell'agosto 2010, in QUI
SCORBERA,
pubblicai l'articolo dal titolo:
"Checchino"
Fabbri, testimone del tempo che fu.
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-Copyright-Tutti
i diritti riservati-
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Sotto: copertina della rivista, edita dalla PRO-LOCO
e di seguito il mio scritto.
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Non
credo servano commenti. L'articolo chiarisce il punto della
situazione in cui ero con le digitalizzazioni nell'estate 2010.
Proprio negli stessi mesi diedi
inizio alla stesura del mio libro
TESTIMONE
PREDESTINATO.
A questo
impegno restai incollato fino
alla sua pubblicazione: giugno 2015. Da questo
vincolo, anche se saltuariamente, sono ancora occupato.
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-Copyright-Tutti
i diritti riservati-
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Nell'agosto
del 2015, QUI
SCORBERA, pubblica le
fotografie di 18 copertine (libri fotografici) accompagnate da un trafiletto della portavoce del
Gruppo. Gli stessi volumi
riceveranno, nel 2016, il
"Premio Rotondi".
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Sono certo: le 18 copertine, riprodotte, sono state tratte dalle mie
digitalizzazioni.
Effettivamente le fotografie usate, però, sono 20 e non 18. Tre sono
servite per il fotomontaggio
(seconda copertina, in basso a
sinistra).
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Sotto:
trafiletto della pagina precedente, ingrandito per agevolarne la
lettura.
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Nelle prime due righe è indicato
chiaramente quando il Gruppo iniziò la realizzazione degli
album fotografici. Nel mio articolo del 2010 ringraziai
due di loro, perché iniziavano ad usare le mie digitalizzazioni: "
... Così, (dicevo) queste, "non sarebbero finite in un cassetto a futura
memoria". Con l' esperienza del
poi, avrei preferito il cassetto.
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Sotto:
Alcune pagine, a mio nome, presenti in Internet dal
giorno successivo alla premiazione.
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Le pagine hanno reso impossibile dimenticare
il fatto,
per me, estremamente increscioso.
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APPROFONDIMENTO
Ho interesse per la fotografia da sempre. Questo è il motivo
per cui non restai indifferente di fronte ai tanti rullini del
fotografo del Novecento Francesco Fabbri che ho visionato per
rintracciare fotografie della Banda musicale per il suo 130°. Per due o tre anni fotografai, a soggetto,
i negativi, ricavandone diverse centinaia di diapositive
in b/n. che proiettai in estate con grande partecipazione di
pubblico. Nello stesso tempo cercavo assiduamente una via per la
digitalizzazione. Trovata la strada affrontai la montagna di negativi come
sfida verso me stesso:,in
12 anni ho digitalizzato 52.000 fotogrammi.Gruppo
"Arca di carta"n
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L'
ANNUNCIO INATTESO
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Sopra -
Intestazione della comunicazione
dell'assegnazione del Premio Rotondi a S. T. e al Gruppo. Nel documento non è riportato l' elenco degli appartenenti al Gruppo del quale ho
saputo di farne parte, e a che titolo, nel teatro della Rocca di
Sassocorvaro la sera
in cui ci fu
l' annuncio ufficiale alla stampa. Nei giorni successivi cercai in ogni
modo di far capire la mia posizione: nulla da fare. Non era mia intenzione
buttarla in litigio. Puntai tutto sulla intervista televisiva per la
presentazione al pubblico dei vincitori . Ciò che dissi di
specifico sulla mia autonomia per il recupero dei negativi, che fu della
durata inferiore ai 30 secondi, risultò tagliato. Dell' assenza della mia
delucidazione, nella ripresa TV, lo constatai nel
pomeriggio antecedente a quello della premiazione. Così decisi di non
partecipare alla cerimonia.
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Frasi riportate nei dèpliant distribuiti
durante la cerimonia, le stesse che sono negli annunci
dei quotidiani e in Internet. Nella zona alta, che ho evitato,
sono riportati i nomi degli appartenenti
al Gruppo, al terzo posto c'è il mio.
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CONSIDERAZIONI
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Nelle motivazioni, io e il
fotografo Fabbri, eravamo del tutto estranei. La mia presenza
nel Gruppo dei premiati era una forzatura che mi dava disagio e fastidio. Il riconoscimento
mi era concesso da loro e non dalla Giuria. Lo consideravo un
regalo per accontentarmi. Accettarlo era
difficile: era come dichiarare pubblicamente di essere stato sempre
con loro e per loro. Era compromettere, sminuire la mia creatività e il lavoro che avevo portato avanti in
assoluta autonomia.
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Ho speso disinteressatamente intorno ai 300.000 minuti del mio tempo per dar luce
ai negativi. Non cercavo premi o riconoscimenti, ma neanche che il mio
lavoro fosse comunicato al mondo come se fosse stato per
i libri fotografici dell' "Arca di carta" e frutto d' idea del loro
collettivo. Il Gruppo ha
evitato sempre di scrivere di aver attinto a piene mani nell'archivio di
oltre 50.000 negativi da me digitalizzati . Solo a parole mi hanno rivolto molti
apprezzamenti. Gli antichi dicevano :
"Verba volant,
scripta manent"
( le parole volano, lo scritto
rimane).
Infatti, attraverso i libri del Gruppo, i lettori (presenti e
futuri) e coloro che hanno letto e leggeranno le motivazioni del Premio
Rotondi, non sapranno mai che esiste o che è esistito l'archivio di negativi su pellicola di
F.Fabbri digitalizzati da Fontanoni. Anzi,
la sepoltura di tutto ciò che ho fatto è sul frontespizio dell' ultimo libro
dell' "Arca di carta" che propongo qui sotto.
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Titolo del libro fotografico:
- OGGI SPOSI 2 -.
Lapidaria scritta sul frontespizio
dell'ultimo volume pubblicato dall' "Arca di carta".
Ancora una volta non
viene menzionato l'archivio di negativi su pellicola del
fotografo F.Fabbri. La mia opera non compare. E' morta e
sepolta. E'
questa lapide che mi ha... e convinto di rifiutare
ufficialmente il
premio.
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Non avrei mai immaginato di doverne
parlare, quasi provo vergogna (per educazione non si dice il prezzo
di un dono). In Internet, nel 2004, non c'erano ancora offerte, oggi,
(2017) il prezzo per la digitalizzazione di un negativo
6X6 è intorno a 0,80 Euro, ma non ad alta risoluzione. Infatti al formato cartolina (10X15) compaiono i
pixel come nelle mie a 100X150. Le mie digitalizzazioni reggono bene anche per la
stampa di gigantografie. Pur avendo questa ottima caratteristica e mettendole, per unità, lo stesso
prezzo che offrono in Internet si raggiungerebbe la bella cifra
di oltre 40.000,00 Euro.
A questa andrebbero aggiunti il compenso per il tempo (non poco) speso per la
pulizia dei singoli rullini e degli spezzoni, la loro sistemazione, la catalogazione dei
negativi e la costruzione dei contenitori. E' stato un lavoro che solo un appassionato
poteva
condurre in porto.
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Mi piacerebbe
che gli appartenenti al Gruppo dell' "Arca di carta" e in
particolare chi li guida si informassero di quanti fotografi professionisti italiani del
Novecento hanno avuto chi gli ha digitalizzato disinteressatamente
tutto l'archivio di negativi per donarli all'uso
(rispettoso e riconoscente)
degli abitanti del loro territorio.
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Anche
il nome della iniziativa del
Gruppo NASCONDE
LA VERITA': Perchè
"Arca di
carta" ? e non "Arca di celluloide"?
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Se c'è un materiale che ha reso possibile
la salvezza delle fotografie di "Checchino" è la pellicola
(celluloide) con un leggero strato di emulsione sensibile alla luce.
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Mi è stato
chiesto da un conoscente: "Perché
non hai fatto presente che i frontespizi dei loro libri fotografici,
offerti al
pubblico, non andavano bene?".
Risposta:
"I pochi volumi che ho veduto erano già stampati e divulgati.
Ritenevo inutile far presente le incoerenze. Credevo
fossero sviste involontarie e di poco conto. I loro libri, poi,
circolavano solo per il paese. Ero immerso nel lavoro: avevo riaperto,
scrivendo il mio libro, "Testimone predestinato", un'antica ferita.
La mia mente
era molto lontana dalle loro pubblicazioni. Mi fidai. Non sapevo che esistesse l' "Arca di
carta". E' molto probabile che senza la
notizia
della esistenza di un dichiarato sovrapposto "archivio fotografico su
carta" a quello autentico di negativi di Francesco Fabbri, previsto e
riconosciuto dalla legge, avrei sorvolato ancora una
volta. Il loro annuncio ( su "Oggi sposi- 2") chiarisce, invece,
che non erano inavvertenze le loro frasi sui frontespizi dei libri
precedenti: erano mirate a un preciso fine. Comunicano che il mio
lavoro, intorno ai negativi di "Checchino", l' hanno posto su
di un binario morto. Hanno dato vita a una loro "opera" che ha
lo stesso nome (Archivio fotografico di Francesco Fabbri ) nella quale
hanno mescolato
ciò che io ho ricavato dai negativi con fotografie su carta di
chicchessia trovate qua e là. Si è
intrapresa una "via distruttiva" per il mio lavoro e
per quello del fotografo F. Fabbri. Se
avessi saputo delle loro vere intenzioni non gli avrei concesso
l'uso di neanche mezzo negativo digitalizzato. Mi sento
ingannato e sono molto preoccupato per il futuro del vero e unico archivio di
negativi di Fabbri e del mio
lavoro che lo ha reso accessibile.
Per
rendere chiaro il mio secco NO , sull' improponibile, assurdo,
distruttivo destino, già avviato, dell'
archivio
di negativi di "Chechino", non mi rimaneva che il RIFIUTO UFFICIALE E PUBBLICO del
Premio
Rotondi.
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Il mio
NO
non vuole impedire la pubblicazione
di fotografie ricavate dai negativi digitalizzati.
Chiedo che le foto di Francesco Fabbri, nelle eventuali
pubblicazioni,(non
solo dell' "Arca di carta") vengano singolarmente segnalate
(sulla stessa pagina o su di un indice - questo vale anche per le gigantografie) come sue e che abbiano il
numero che le riconduca, se necessario, rapidamente al suo archivio di negativi che ne garantisce che ne
è l'autore. Insisto: l'archivio di negativi del
fotografo del Novecento Francesco Fabbri, di Sassocorvaro, è un bene per
il territorio e non va smembrato per costruire "qualcosa" che si
vuol far credere più importante: una collezione di fotografie su carta ( che tutti
possiamo fare) intitolata a lui. Chi ha avuto l'idea di una simile iniziativa sa
gestire bene i propri interessi: intitola, "Archivio
fotografico di Francesco
Fabbri", un' ammucchiata di
autori
anonimi incorporandole ai suoi 50.000 negativi (autentici e di
autore)senza alcuna distinzione fra gli uni e gli altri. Che offerta vantaggiosa per
Fabbri! Che gratitudine!
Una intitolazione che peraltro un domani potrebbe essere
tranquillamente cambiata. Le foto di "Checchino", tratte
dai suoi negativi digitalizzati, diventerebbero anonime su di una montagna di
altre anonime (come è già accaduto per le prime 2.000). Il
frutto del mio complesso lavoro continuerebbero spavaldamente a
usarlo come proprio. Gestirebbero una fonte di immagini a
costo zero con la possibilità di farne profitto e pavoneggiarsi (come hanno fatto negli ultimi 6 anni).
Caro "Checchino", che bel destino offrono ai tuoi negativi!
e quanta
considerazione hanno del tuo lavoro di fotografo! quanto rispetto!
E a me che
con tanto impegno ho riportato alla luce i tuoi scatti fotografici? la loro riconoscenza è
senza limite! però,
solamente a voce e dentro le mura di Sassocorvaro. Tutto inter nos, con pacche amichevoli sulle
spalle... E' proprio una
presa per il c..o.
E'
incredibile che esistano ( nel paese in cui ho scelto di vivere) una
così spiccia furberia, una scarsa sensibilità e una lealtà a piacimento.
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Di ciò che
ho raccontato saranno
i lettori a
dare un giudizio. Ho voluto segnalare che la mia presenza, in Internet,
nelle pagine a mio nome come "vincitore
del prestigioso Premio Rotondi"
è ufficialmente cancellata perché il
suo costo sarebbe stato per me troppo alto. Mi avrebbe tolto
l'indiscutibile merito di aver digitalizzato, in solitudine e con mezzi artigianali da me
costruiti, 52.000 negativi su pellicola 6X6 e lastre di vetro del fotografo
del Novecento Francesco Fabbri di Sassocorvaro PU.
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1995 - OMAGGIO A "CHECCHINO"
FABBRI,
ultra novantenne, ancora assiduo membro
della Banda Musicale di Sassocorvaro
PU
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Diametro della medaglia (Moneta) cm.7,3
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Il davanti e il retro della medaglia
(riprodotta) non sono stati cesellati. Una copia (cesellata) venne
consegnata, al termine di un concerto, a Francesco Fabbri nell'estate 1995.
Fu un segno di riconoscenza per la sua lunghissima e assidua
partecipazione come membro del corpo bandistico di Sassocorvaro.
L'idea e la realizzazione della medaglia-moneta, un checchino, è
mia, di
Fontanoni.
Caro "Checco", i nostri amici, anche
se ne hanno fatto largo uso, non
hanno trovato spazio nei loro numerosi libri per scrivere del tuo
personalissimo archivio di negativi fotografici e tanto meno di chi gli ha
dato luce. Forse vogliono far credere che il nostro lavoro non
vale neanche un checchino?
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